A fine Settecento a Bari in zona Castello vive la famiglia di Marino Massari e Francesca Lionetti, coetanei nati nel 1759 e sposatisi nel maggio del 1782. Marino, figlio di Giuseppe e Pasqua De Maggis (poi volgarizzato in Maggi), è un falegname, mestiere che scelgono anche i suoi figli maggiori Giuseppe e Saverio, i quali muoiono appena quarantenni a distanza di un solo anno: il primo nel 1826 (era sposato con Francesca D'Ambrosio) e il secondo nel 1827 (era sposato con Carmina Armenise). Stessa strada sceglie, inizialmente, anche il terzogenito Natale, che nel 1818 sposa Nunzia De Tullio.

È ipotizzabile che i ragazzi lavorino con il padre in un'azienda edile a gestione familiare, che non tarda a cogliere la buona occasione che si presenta a partire da quel 25 aprile 1813 quando il Re Gioacchino Murat pose la prima pietra del futuro borgo fuori dalle mura. In quel momento il Re, infatti, decretò il boom edilizio in città, a tutto vantaggio di falegnami, muratori, fabbri, indoratori: insomma di tutti gli artigiani capaci di costruire una nuova città, più grande e sicura, più pulita, più bella ed elegante.  

Dei figli maschi di Marino, solo il più piccolo Scipione sceglie un'altra strada, quella della sartoria, che probabilmente lo lega alla famiglia materna, poiché tra i Lionetti ci sono dei merciaioli. Scipione sposa il 19 febbraio del 1821 Lucia Petruzzelli, figlia di un calzolaio, tra i suoi testimoni di nozze c'è don Luigi Virgilio, che il 26 febbraio successivo sposa la sorella Maria Maddalena Massari nella chiesa di San Giuseppe. Questo matrimonio si presenta come un ottimo investimento per una famiglia di artigiani che, in realtà, deve essere molto ben radicata nei più alti ranghi della società. Don Luigi Virgiilio, nato a Foggia, è uno scritturale figlio di scritturale, ma anche il fratello di Marino, Luigi, è uno scribente che molto presto verrà indicato negli atti anche come proprietario. E nel 1844 al momento delle sue seconde nozze con Anna Lisco, anche Natale Massari risulta scribente. Si tratta cioè di quel primo nucleo di gente colta, istruita e ben addentrata tra le classi al potere da ottenere incarichi come impiegati pubblici, che naturalmente venivano dati non per concorso ma per legame personale fiduciario.  

Per Marino Massari, falegname probabilmente benestante e sicuramente istruito in quanto firma sempre i suoi atti pubblici, investire nel matrimonio della figlia con un amministratore pubblico è il modo migliore per ottenere un riconoscimento sociale, che il semplice denaro allora non dava: per arrivare a far parte della piazza dei nobili o del popolo primario i matrimoni erano ancora uno degli strumenti migliori. Purtroppo il matrimonio tra Don Luigi Virgilio e Donna Maria Maddalena Massari si trasforma presto in una tragedia. I due, ventenni, non riescono ad avere figli e nella notte del 24 luglio 1828 (sette anni dopo le nozze) muoiono nella casa di strada San Nicola a sole due ore di distanza l'una dall'altro, lasciando un bel mistero da svelare.

Anche l’altra figlia di Marino e Francesca, Adriana sposa in prime nozze lo scribente Raffaele Jaccomino, nato a Resina (oggi Ercolano), di quasi vent'anni più grande, il quale muore nel 1837. Due anni dopo sposa nella chiesa di San Giuseppe il suo coetaneo Don Antonio Virgilio, impiegato nato a Foggia, fratello del defunto cognato Don Luigi Virgilio. Antonio muore quattro anni dopo le nozze, nel 1843, e Adriana nel 1847 contrae matrimonio con Don Leonardo Mastrandrea, ventinovenne proprietario di Giovinazzo. Due anni dopo il figlio del primo matrimonio di Adriana, Marino Jaccomino, falegname (e quindi legato all’azienda di famiglia) si sposa e tra i suoi testimoni c’è il terzo marito della mamma, Leonardo Mastrandrea che di mestiere è scribente. Quando però Adriana muore nel 1872, settantenne nelle casa di strada San Rocco, Leonardo viene definito usciere.

Marino Massari muore nell'agosto del 1835 a 75 anni nella casa al Castello, lasciando una famiglia benestante e ben inserita sia nella vita economico/produttiva e amministrativa della città. Francesca Lionetti, figlia di Saverio e Maddalena Attolico, muore nel 1848 nella casa al Castello quasi novantenne. I loro atti di morte non presentano particolari formule onorifiche.

 

Saverio Massari e Carmina Armenise

 

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