Torniamo da Gaetano Bellomo, ultimo figlio di Andrea e Giuseppa Lopez, nato nel 1827 nella casa di strada Ospedale, battezzato a San Giovanni, che nel 1850 a 23 anni sposa la coetanea Grazia Carrassi, anche lei discendente da una famiglia di marinai della zona Ospedale/Annunziata.
Capostipite il nonno Onofrio, marinaio, che muore intorno al 1815, lasciando il destino della famiglia e degli affari nelle mani dei figli maschi, marinai quasi tutti residenti a Santa Teresa delle Donne. Grazia è figlia di Giuseppe Carrassi e Francesca Traversa, di famiglia di marinai e commercianti, sposati nel 1824 nella chiesa di Santa Scolastica e residenti in strada San Francesco. Il matrimonio tra Gaetano e Grazia potrebbe rientrare in un disegno strategico messo in atto dalle due famiglie, proprio per potenziare la loro influenza nelle attività cittadine di pesca e commercio alimentare. Come spiega Biagio Salvemini, nelle famiglie marinare le alleanze matrimoniali erano il modo migliore per coinvolgere esterni nella proprietà delle imbarcazioni, i quali potevano investire capitali freschi e portare competenze di alto livello, sia per affrontare l’avventura commerciale sia per garantire professionalità nella gestione e nella guida delle imbarcazioni. Del resto a partire dagli anni Trenta, poiché le nuove leggi impongono esami per i comandanti, sia padroni e piloti d’altura che piloti di piccolo cabotaggio, i giovani delle famiglie marinare intraprendono anche studi specialistici, il che contribuirà a garantire loro un notevole salto sociale.
L’unione tra i Bellomo e i Carrassi si consolida con le nozze nel 1861 del fratello minore di Grazia, Francesco Carrassi, e Maria Giuseppa Bellomo, nipote di Gaetano, cioè figlia di Antonio Bellomo e Magnifica Loprieno, zia del futuro generale Nicola Bellomo.
Gaetano Bellomo continua l’attività di navigazione e commercio sul mare della sua famiglia di origine, associandosi forse a qualche ramo di affari della famiglia di commercianti Carrassi e della famiglia Mastronardi, proprietari di pescherecci e tra i primi ad avere celle frigorifere a bordo. Gaetano, definito marinaio nell’atto di morte, dovrebbe partecipare alla società di navigazione dei Bellomo (la Sette Quinti di cui parliamo Andrea Bellomo e Giuseppa Lopez) ma è molto probabile che piano piano venga attratto dall’attività di commercio e scambio a terra trasformandosi in un “grossista” o rivenditore a terra del pescato dalle sue barche e da quelle di altri.
Gaetano e Grazia avranno solo due figli maschi: Andrea, che nasce nell’aprile del 1857 e sposa nel 1882 Maria Dragone, continua l’attività marinara; Giuseppe, nato nel 1864, convolato a nozze nel 1885 con Carmela Corallo, sarà principalmente commerciante prima di generi alimentari (pizzicagnolo) poi di materiali per l’edilizia. Tre sono le figlie femmine: Maria Giuseppa, nata nel marzo 1859, che sposa a 16 anni nel 1875 Pietro Dragone, facchino (mestiere utile a una famiglia di commercianti); Francesca, nata nel 1861 che sposa nel 1883 Salvatore Capriati, marinaio; Serafina, nata nel settembre del 1866, sposa nel 1889 Salvatore Cesario, campanellaro, e morirà nel 1941. I due fratelli Andrea e Maria Giuseppa Bellomo, quindi, sposano due fratelli Maria e Pietro Dragone, creando un rapporto familiare che si consoliderà nel futuro attraverso matrimoni incrociati anche tra affini. Rosa Dragone, figlia di Maria Giuseppa Bellomo e Pietro Dragone, sposerà nel 1919 il cugino diretto, Benedetto Bellomo, cioè figlio di Giuseppe e Carmela Corallo, zii della sposa. E un altro loro figlio, Andrea, nel 1923 sposerà la procugina Maria Rosaria Mastronardi, figlia di Grazia Bellomo, figlia a sua volta dei suddetti Andrea Bellomo e Maria Dragone, che a 16 anni nel 1902 aveva sposato il marinaio Vitantonio Mastronardi. Legami familiari intrecciati e complessi, strettamente legati alle attività economiche di famiglia.
Gaetano Bellomo muore nella casa di vicolo San Francesco nel luglio 1906 per marasma senile a 79 anni, con il titolo di marinaio, ma noi sappiamo che probabilmente era un armatore/imprenditore. Grazia Carrassi muore a 75 anni nel gennaio 1914 nella casa di San Pietro e a dichiararne la morte è il nipote Gaetano Bellomo, impiegato. Hanno quindi trascorso tutta la loro vita a Bari vecchia, nella zona di fronte al porto, nonostante le attività economiche e le residenze dei loro figli si fossero nel frattempo spostate nel Borgo murattiano.
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