Giuseppe De Pasquale nato a Bari nel gennaio 1818 è figlio del sarto Antonio, originario di Napoli, e di Giovanna Loiacono, barese di San Benedetto. Vive e si forma, come i suoi fratelli, in un entourage di sarti e calzolai che ruotano intorno alla figura del padre, Antonio, sarto, capace di firmare tutti gli atti ufficiali della sua famiglia, che muore però molto presto nel 1827 a neanche 40 anni. Giuseppe sposa nel 1837 Francesca Latorre, figlia di un muratore di Monopoli, nata in paese ma cresciuta a Bari nella comunità della chiesa di San Gaetano, dove i due si sposano e dove vengono battezzati i loro primi figli.
Negli anni il loro domicilio si sposta verso la Basilica di San Nicola e il Molo. Giuseppe, che sa scrivere e firma tutti gli atti pubblici di famiglia, appartiene a quel gruppo di sarti, calzolai e artigiani colti e liberali, destinati a formare il futuro ceto alto borghese, grazie alla partecipazione attiva alla vita pubblica negli anni risorgimentali e postunitari. Infatti nel 1863 è tra i candidati all'elezione dei componenti della nascente Camera di Commercio ed Arti, alla cui presidenza viene nominato Giuseppe Capriati. I figli Antonio e Luigi intraprendono i mestieri di sarto e orefice, probabilmente occupandosi di quella che oggi definiremmo "alta moda" e produzione di beni di lusso; mentre le figlie Giovanna, Camilla e Rosa contraggono matrimonio con un indoratore, un impiegato e un commesso di negozio, mestieri propri della medio-alta borghesia cittadina degli anni postunitari, poiché quegli impiegati diventano pubblici amministratori e quei commessi arrivano a gestire importanti attività commerciali nel centro murattiano.
Giovanna De Pasquale, primogenita di Giuseppe e Francesca Latorre, ventenne, nel dicembre 1861 sposa nella chiesa di San Giuseppe il coetaneo Benedetto Corallo, indoratore. Bendetto è uno degli ultimi figli di Michele Corallo e Carmela Iurlo, sposatisi nel 1820, entrambe di famiglia villana delle zone Annunziata, Spirito Santo, San Nicola. A differenza dei suoi fratelli registrati come villani, Benedetto si avvia alla professione artigiana dell'indoratore, sicuramente molto richiesta in un momento in cui Bari era nel pieno della realizzazione del nuovo ed elegante centro cittadino, con numerosi palazzi pubblici e nuovi teatri, finemente decorati e arredati. La costruzione della città nuova attiva il nuovo ceto produttivo degli artigiani, soprattutto nella seconda metà del XIX secolo, in particolare per la lavorazione di infissi in legno e mobilio, delle pavimentazioni con mattoni in malta compressa a disegni colorati, dei ferri e della ghisa, spiega Dino Borri in "Città e 'piano' tra Illuminismo e riforma sociale" (in Storia di Bari nell’Ottocento, vol. 2, pag. 240, Laterza, Bari 1994). Pochi anni dopo il matrimonio, però, Benedetto diventa negoziante e la famiglia che costruisce con Giovanna entra di diritto nella medio-alta borghesia commerciale di Bari. Questa scelta può dipendere dall'influenza del suocero (che in quegli anni è candidato a entrare nella nascente Camera di Commercio e Arti) ma anche dal legame di parentela per parte di madre con alcune delle famiglie di commercianti più in vista della città. Carmela Iurlo è infatti la sorella minore di Angela Iurlo, moglie di Michele Carrassi. I Carrassi sono un'affermata famiglia di marinai/commercianti che nel 1850 si unisce per via matrimoniale a un'altra benestante famiglia di armatori/commercianti, i Bellomo. Si tratta delle nozze tra Grazia Carrassi, figlia del fratello di Michele Carrassi (quindi nipote acquisita di Angela Iurlo), e Gaetano Bellomo, dalle quali nascerà Giuseppe Bellomo, che nel 1885 sposerà proprio Carmela Corallo, primogenita di Benedetto e Giovanna De Pasquale e quindi nipote di Carmela Iurlo. Da questo matrimonio nel 1892 nasce Grazia Bellomo, che nell'ottobre del 1913 sposa Vito Loconsole, figlio di Domenico e Pasqua Albergo.
Giovanna De Pasquale muore per cardiopatia nel 1909 a 80 anni nella casa di Via Piccinni 188, il marito è ancora vivo.
Domenico Loconsole e Pasqua Albergo
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