Savino Iacobone, figlio di Domenico e Costanza Bufo, nasce a Canosa nel 1852 e molto presto viene definito nei suoi atti “civile”, titolo destinato ai possidenti che non avevano bisogno di lavorare e si dedicavano alla vita pubblica. Nel 1880 sposa la proprietaria Nunzia Rossilli e in tutti i loro atti vengono definiti con titoli che indicano uno status altolocato come “signori”, “proprietari” e “civili”; a Canosa risiedono in via Busa.
Nel 1888 Savino è il direttore facente funzioni della Banca Prencipe, a cui è affidata la Tesoreria Comunale, banca di credito agricolo che ha aiutato il sindaco Vincenzo Sinesi a realizzare una serie di opere pubbliche importanti come la villa comunale e la messa in opera dei basolati sulla viabilità urbana. In quello stesso anno Savino si è candidato alle elezioni politiche con il Partito Progressista, senza successo, e nel 1889-1890 lo troviamo in Consiglio Comunale (informazioni ricavate dagli atti del Gabinetto del Prefetto in Archivio di Stato di Bari).
Nel frattempo a Canosa nascono i figli Costanza (che muore a pochi mesi), Domenico (che morirà a Martina Franca nel 1942), Teodora, Giuseppe, Nicola e Maria Anna Matilde. Alla fine del 1899 Savino, commerciante, fissa Bari come sede principale dei propri affari e interessi, cambiando così residenza. E’ a Bari nella casa di Corso Cavour 104 che muoiono nel 1904, a distanza di due mesi, le figlie Anna Maria Matilde, di nove anni, e Teodora di 16 anni. Ed è a Bari che muore nel 1914 il figlio Giuseppe, 24 anni, rappresentante. Anche Savino negli atti “baresi” risulta commerciante, rappresentante e impiegato e appare legato al commerciante Giuseppe Mincuzzi (nome storico del commercio barese). Nell’atto di morte però verrà definito proprietario. Savino muore nel 1925 per uremia nella casa di via Celentano n. 11. La sua tomba di famiglia al cimitero di Bari è una lapide con un crocifisso scolpito e con inciso solo “Famiglia Savino Jacobone”.
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